IL FUTURO VISTO DAL PASSATO

di Fabio Feminò

"Il futuro non è più quello di un tempo" afferma Arthur Clarke, l'autore di 2001: Odissea nello spazio. Una volta, infatti, la gente guardava all'avvenire con ottimismo, e alcuni visionari tecnologici formulavano progetti che avrebbero potuto rivoluzionare la nostra civiltà, ma che in seguito furono abbandonati. Il primo grande visionario tecnologico fu probabilmente il designer Norman Bel Geddes, che progettò grattacieli, aeroporti galleggianti, navi, auto. Nel 1929 ideò un aereo intercontinentale con 451 passeggeri e 155 membri di equipaggio, con nove piani, sala da ballo, palestra, e con ventisei motori.

AUTOMOBILE "STREAMLINED", AUTOBUS, AEREO INTERCONTINENTALE E AUTO VOLANTE DI NORMAN BEL GEDDES

Ma la sua più grande realizzazione fu la mostra Futurama, tenuta a New York nel 1939, durante la Fiera Mondiale di quell'anno, e che presentava il plastico di una città del futuro con 50.000 veicoli in movimento, mezzo milione di edifici vari e un milione di alberi in miniatura. I visitatori sfoggiavano distintivi con scritto "Ho visto il futuro". Racconta Carl Sagan nel libro Murmurs of Earth: "Nel 1939, prima del mio quinto compleanno, i miei genitori mi ci portarono. Le attrazioni principali della Fiera Mondiale erano il Trylon e la Perisfera, una torre maestosa e affusolata e una sfera delle dimensioni di un edificio, in cui c'era qualcosa chiamato Il mondo di domani. Stavate su un'alta rampa e sotto di voi, in miniatura, c'era un modello squisitamente dettagliato del'avvenire... leggiadre autostrade sospese piene di automobili aerodinamiche e cittadini felici tutti indaffarati a svolgere qualche attività futuribile, la cui natura era difficile intuire con la mia limitata esperienza di quei tempi. Ma un messaggio veniva comunicato con chiarezza: ci sarebbe stato un futuro". Una voce registrata commentava: "Strano? Fantastico? Incredibile? Ricordate, questo è il mondo del 1960!" Proprio così: il mondo futuribile era raffigurato a distanza di soli vent'anni.

CITTA' DEL 1960, WORLD'S FAIR 1939, NEW YORK

I visitatori venivano convogliati a bordo di poltrone fissate ad un nastro trasportatore lungo un percorso di 500 metri, della durata di 16 minuti. Dalla colonna sonora: "Moderna ed efficiente pianificazione... architetture da togliere il fiato... ogni isolato cittadino una completa unità in se stesso. Ampie corsie a senso unico... spazio, sole, luce e aria". Come racconta il libro Imagining Tomorrow, "dopo aver portato il visitatore a guardare fattorie avveniristiche, ponti, e superautostrade, il giro in poltrona entrava nella città del futuro, che combinava grattacieli di vetro con edifici più bassi. Le auto e i pedoni erano completamente separati, con marciapiedi e vetrine al livello del secondo piano. I parcheggi per le auto stavano nel sottosuolo. I parchi occupavano un terzo dell'area della città, e sui tetti degli edifici bassi c'erano giardini e ristoranti. Altri tetti funzionavano da piattaforme d'atterraggio per aeroplani ed elicotteri". Un altro celebre designer, Raymond Loewy, incluse nella mostra una rampa di lancio per missili spaziali... ma poco somigliante a quelle attuali, dato che sembrava un enorme cannone.

INCROCIO CITTADINO E VEDUTA DELL'IMMENSO AEROPORTO

Il tutto, sponsorizzato dalla General Motors. Bel Geddes concepì per la GM una superautostrada futura con ben 14 corsie a velocità differenziata: due a 50 miglia orarie, due a 75 miglia, una a cento miglia all'ora, collegate da corsie di accelerazione e decelerazione. I grattacieli erano alti un quarto di miglio. Un modello complessivo ancor più vasto era la Democracity, raffigurazione di un mondo perfetto con la megalopoli del futuro attorniata da ubertose campagne, piccoli centri residenziali, un enorme aeroporto circolare, ecc. D'altra parte, venne ricostruita anche una piccola sezione a grandezza naturale (esclusa l'altezza, ovviamente) che si percorreva a piedi. Il Trylon e la Perisfera, dipinti di bianco e brillantemente illuminati di notte, erano visibili da qualsiasi punto di New York.

PARCO DI DIVERTIMENTI E AUTOSTRADA

Life definì il Futurama "una visione di ciò che gli americani, con le loro immense risorse di uomini, denaro, materiali e talento, potranno fare del loro Paese, se vorranno". Come uteriore dimostrazione di fiducia nell'avvenire, in quell'occasione fu anche sepolta una "capsula del tempo", un cilindro in lega di rame quasi eterna con dentro oggetti e messaggi destinati agli uomini del futuro, preparato dalla Westinghouse, che distribuì in tutto il mondo 3650 copie delle istruzioni perché i posteri potessero ritrovarlo. Il libretto fu scritto su carta superresistente ed inchiostro indelebile. Il direttore del progetto, Gerald Wendt, scrisse che "se per allora la civiltà sarà perita, potrà essere ricostruita usando la capsula come fonte d'ispirazione".

A SINISTRA: CAPSULA DEL TEMPO DEL 1938. AL CENTRO: CAPSULA DEL 1965. A DESTRA: MEMORIALE DELLE DUE CAPSULE, SEPOLTE NELLO STESSO PUNTO

La capsula conteneva anche messaggi di Thomas Mann e Albert Einstein. Quello di Einstein diceva: "La nostra epoca è ricca di menti fertili, le cui invenzioni potrebbero facilitarci notevolmente la vita. Purtroppo, però, i popoli che vivono in Paesi diversi si uccidono a vicenda a intervalli di tempo imprevedibili e quindi chiunque pensi al futuro deve vivere nella paura. Ciò dipende dal fatto che l'intelligenza e il carattere delle moltitudini sono molto inferiori all'intelligenza e al carattere dei pochi che fanno qualcosa di utile per la collettività. Mi auguro che i posteri leggeranno quanto sopra con un senso di orgogliosa e giustificata superiorità". Nella capsula c'era un solo libro, la Bibbia. Poi articoli di uso comune come una sveglia e un apriscatole, occhiali e uno spazzolino da denti, campioni di metalli come l'alluminio e l'acciaio inossidabile, di altri materiali come plastica, gomma sintetica e cemento. E monete, semi di piante, microfilm con altri libri e giornali, visore per il microfilm, registrazioni musicali... In tutto, circa 300 testimonianze della vita nel 1938.

PANORAMICA A COLORI (A SINISTRA) E CANNONE SPAZIALE AD ARIA COMPRESSA (A DESTRA)


COMINCIAMO IL VIAGGIO NEL FUTURO CON UN MAESTOSO BRANO TRATTO DAL FILM BASE ARTICA ZEBRA, DI MICHEL LEGRAND

LET'S START THE TOUR IN THE FUTURE WITH A MAJESTIC TRACK FROM THE FILM ICE STATION ZEBRA, BY MICHEL LEGRAND

SE VOLETE COMPRARE IL CD, CLICCATE QUI/ IF YOU WANT TO BUY THE CD, CLICK HERE


Home Pagina 2